"Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell'altro". Frida Kahlo
Perché parlare delle ferite e delle cicatrici del parto? Tante volte ho risposto a questa domanda negli ultimi anni a chi, tra la curiosità e lo scetticismo, si è avvicinato a questo mio interesse. Provo a sintetizzare la risposta, oggi, in questo post che condivido con voi. Perché parlare dei "segni" lasciati dal parto?
Innanzi tutto perché esistono, e non sono un fatto irrilevante. Nove donne su dieci dopo aver partorito riportano una ferita, spontanea o chirurgica. Le ferite del parto esistono in diverse forme, e coinvolgono diverse parti del corpo, a seconda che la donna abbia partorito attraverso un taglio cesareo, che abbia subito un'episiotomia in un parto per via vaginale o che abbia riportato una lacerazione perineale spontanea. Sono diverse, come diverse sono le esperienze di nascita che le hanno procurate, come diverse tra loro sono le madri che hanno partorito, e sono diverse quanto diversi sono coloro che hanno assistito la madre durante il parto. Ancora una volta, perché parlare delle ferite del parto?
Perché troppo spesso le indicazioni sulla cura delle ferite, dopo il parto, si limitano a misure di natura igienica, che lasciano intendere che le ferite guariscono senza bisogno di cure particolari. Questo atteggiamento non riguarda soltanto le ferite ma più in generale la salute e il benessere delle donne dopo il parto. Le madri, il più delle volte, sono dimesse dall'ospedale dopo il parto con il suggerimento di effettuare una visita di controllo dal proprio "curante" dopo quaranta giorni, o dopo pochi giorni se occore rimuovere i punti di sutura. Il puerperio, il tempo misterioso e prezioso in cui la donna diviene per la prima, o per l'ennesima volta madre è quasi del tutto scomparso, e con lui va scomparendo la grande dote di sapienza dell'avere cura della madre in questo tempo di passaggio, che in passato era di tutte le donne, specialmente di chi aveva visto nascere molte madri. Chi diventava madre sapeva di aver bisogno di cure speciali, e non era considerato un lusso riceverne. Parlare delle ferite del parto ci serve per comprendere meglio i bisogni della donna nel puerperio. Chi si occupa di maternità ha il dovere di preoccuparsi di questo per non dover, come troppo spesso accade, prendere atto dei sintomi di questo vuoto quando è già tardi per prevenirli. Inoltre, il mio augurio, è che il grande sapere delle donne dell'aver cura delle madri non vada perduto, e non diventi appannaggio di tecnici e specialisti. Vorrei che le cure nel puerperio fossero tramandate innanzi tutto da donna a donna come è sempre stato, per questo è utile parlare di ferite e cicatrici del parto, perché partorire non è come pagare il conto alla cassa del supermercato, che torni a casa con il fagotto e non ci pensi più... Per finire, perché parlare e occuparsi delle cicatrici del parto?
Perché spesso, le madri lo raccontano, queste cicatrici fanno male. Il rapporto della donna con il proprio corpo e con la propria femminilità è influenzato dall'esperienza del parto e dal rapporto che la madre ha con il segno di questa esperienza, con la cicatrice. E' necessario promuovere le condizioni che rendano la presenza della cicatrice del parto, e l'esperienza stessa del parto, una risorsa per la donna, un bagaglio al quale attingere nella vita futura, piuttosto che una penalizzazione procurata dall'essere diventata madre.
Fonte: manidimami Blog